L’ossidiana

come risorsa

Tecniche di lavorazione

Rocce come l’ossidiana, la selce, il diaspro, sfruttate nell’antichità per la produzione di manufatti scheggiati, possiedono proprietà fisiche che permettono loro di registrare numerose informazioni utili al lavoro degli archeologi.
Ogni colpo inferto alla pietra viene registrato come segno, traccia fedele e definitiva delle azioni attuate. Sulla base del riconoscimento di questi segni e della loro interpretazione, l’archeologia cerca di comprendere in che misura essi siano da attribuire ad un gesto tecnico.

Percussione diretta

Questa tecnica si pratica andando a colpire in maniera precisa e direzionata il blocco che si intende lavorare mediante uno strumento che chiamiamo “percussore”, che può essere litico (di pietra), animale, vegetale o, nelle epoce più recenti, di metallo.
I manufatti -schegge e lame- staccati per mezzo della percussione diretta sono tendenzialmente spessi e irregolari, in particolare se il percussore impiegato è in pietra dura.
Strumenti litici per la scheggiatura, sono stati rinvenuti anche nelle officine di Pau.

Percussione Indiretta

La tecnica della percussione indiretta, contraddistinta dall’utilizzo di uno strumento intermediario posto tra il percussore e il nucleo, permette di controllare maggiormente l’applicazione della forza e, quindi, di ottenere supporti più regolari rispetto a quanto avviene mediante la percussione diretta. I manufatti ottenuti con la percussione indiretta hanno margini e nervature rettilinee e spessori ridotti.
La pratica sperimentale ha dimostrato che per percussione indiretta si possono produrre lame lunghe fino a 30 cm e assai regolari.

Pressione

È la tecnica in cui si esercita una pressione su un punto determinato del nucleo mediante uno strumento appuntito. L’imposizione della forza in questo caso può essere controllata nella maniera migliore, permettendo di ottenere lame sottili e con i margini laterali rettilinei.
Sono documentate lame la cui lunghezza supera i 40 cm.
Gli incidenti o errori di lavorazione sono pressoché assenti e questo permette di ipotizzare che da un unico nucleo si potessero ricavare mediamente 50-100 lame.

Impiego

Nelle officine di lavorazione dell’ossidiana presenti nel territorio di Pau è raro trovare strumenti finiti; vi si rinvengono più di frequente manufatti grezzi e standardizzati, destinati ad un loro uso immediato. Il museo ne espone alcuni tipi: bulini, raschiatoi, grattatoi e rare punte per freccia, rinvenute lontano dalle aree di affioramento, ad indicare lo svolgimento di attività specializzate come la caccia. Un’innovazione tecnologica dell’Età del Bronzo nell’officina di Sennixeddu è il riuso di scarti neolitici.