L’Ossidiana in

Sardegna

Storia dello sfruttamento

L’ossidiana del Monte Arci, in Sardegna, fu utilizzata sin dal periodo Neolitico (inizio del VI millennio a.C.). Dapprima veniva raccolta sia presso gli affioramenti primari che nei depositi circostanti, detti secondari, mentre la produzione dei manufatti avveniva negli abitati.
A partire dal Neolitico recente si documenta la presenza di gruppi di scheggiatori specialisti in prossimità dei depositi primari e la nascita di estese officine come quella di Sennixeddu, a Pau, con un aumento della produzione e dello scambio.

Sistemi di produzione

L’officina di Sennixeddu rappresenta uno dei più importanti siti di lavorazione dell’ossidiana del Monte Arci specializzato nella produzione dei cosiddetti “nuclei”.
È caratterizzata da accumuli di scarti di lavorazione e blocchi di ossidiana provenienti dagli affioramenti lavici circostanti.
Le indagini condotte dall’Università di Cagliari dall’anno 2000, con la direzione del professor Carlo Lugliè hanno consentito di comprendere molti aspetti tecnologici ed organizzativi del sistema di produzione.

Diffusione dell’Ossidiana

L’ossidiana ha affascinato le comunità umane sin dall’antichità. 
Lo sfruttamento delle sorgenti del Monte Arci è iniziato nel Neolitico Antico, intorno al 5800 a.C., con l’istituzione di reti di scambio che ne attestano la presenza a centinaia di chilometri di distanza dall’Isola.
Alla fine del Neolitico (fine V-inizio IV mill. a.C.) l’ossidiana sarda prevale su tutte le altre, e si documenta la comparsa di forme di produzione di massa e la nascita delle officine di lavorazione in territorio di Pau.